Con la presentazione del Collegio ARERA al Parlamento e al Governo della Relazione annuale 2023 sono stati pubblicati oggi 9 luglio, sul sito www.arera.it, i due volumi della Relazione Annuale sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta nel 2023 dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.
Gli elementi contenuti nei due volumi riguardano l’anno solare 2023.
In sintesi, per quanto riguarda il mondo rifiuti è ancora in aumento il numero degli operatori che sale a oltre 8.400. Il metodo tariffario copre il 92% degli abitanti. È in aumento il trend (+1%) per la raccolta differenziata.
Di seguito esploriamo alcuni elementi significativi della Relazione.
Gli Operatori iscritti all’Anagrafica
A maggio 2024 risultano iscritti all’Anagrafica Operatori dell’Autorità 8.419 soggetti con un incremento rispetto allo scorso anno di 318 nuovi iscritti. A conferma di un processo di organizzazione territoriale del servizio ancora incompleto, i soggetti iscritti come Enti territorialmente competenti permangono in numero elevato (pari a 3.389), seppur in progressiva riduzione.
La produzione rifiuti urbani
Nel 2022 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a circa 29,1 milioni di tonnellate in calo dell’1,8% rispetto al dato 2021. La precedente annualità 2021 era stata caratterizzata da un’inversione di tendenza, in linea con la ripresa economica post pandemia dell’economia nazionale. Diversamente, il dato di produzione riferito all’anno 2022 segna nuovamente una contrazione, a fronte degli incrementi invece rilevati per gli indicatori socioeconomici, quali prodotto interno lordo e spesa per consumi finali sul territorio economico, rispettivamente pari al 3,7% e 6,1%.
La raccolta differenziata
Si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata, che aumenta più di un punto percentuale rispetto al 2021, passando dal 64% al 65,2% (in termini quantitativi quasi 19 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati).
A livello territoriale, le regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest mantengono alti livelli di raccolta differenziata, confermando anche per il 2022 il superamento dell’obiettivo del 65% previsto per il 2012 dal decreto legislativo n. 152/06, con risultati pari rispettivamente al 74,3% e al 69,8% della produzione totale dei rifiuti urbani prodotti, mentre il Centro si attesta al 61,5% e il Sud e le Isole al 57,5%.
Le predisposizioni tariffarie
Nel corso del 2023 inoltre, sono proseguite le trasmissioni all’Autorità delle predisposizioni tariffarie relative al periodo regolatorio 2022-2025. Si registra un positivo incremento del numero di soggetti adempienti alla regolazione tariffaria: rispetto alle 5.987 proposte tariffarie rilevate nel 2022, ad oggi ne risultano trasmesse 6.202 – di cui 6.175 comunali e 27 pluricomunali – relative a 6.563 Comuni (l’83% dei Comuni italiani), per un totale di 54,5 milioni di abitanti serviti pari al 92% della popolazione nazionale.
Dall’analisi dei Piani economico-finanziari a disposizione dell’Autorità, con particolare riferimento all’annualità 2023, si osserva un limite di crescita medio delle tariffe determinato dagli ETC pari al 3,6%, mentre la variazione effettiva delle entrate tariffarie risulta più contenuta e pari al 2,3%, in continuità con i valori del 2022. Mediamente il limite di crescita è stato rispettato e determinato in misura maggiore rispetto all’incremento effettivo. A livello di macroarea si osserva sia un limite di crescita sia un incremento effettivo delle entrate tariffarie maggiore nell’area Centro, pari rispettivamente al 4,8% e al 2,9%, mentre il valore più contenuto si rileva al Sud che registra un limite di crescita del 2,6% a fronte di un incremento effettivo delle entrate pari all’1,7%.
I costi nel 2023
Per l’annualità 2023 complessivamente si è registrato un ammontare di costi ammissibili sottesi alle entrate tariffarie pari a circa 11,4 miliardi di euro, da cui deriva un totale entrate tariffarie validate pari a 10,8 miliardi di euro. I costi operativi di gestione e costi comuni pesano circa l’80% dei costi complessivi, mentre i costi di capitale valgono quasi il 10%. La quota restante è costituita prevalentemente dall’IVA indetraibile a carico degli utenti finali.