Il nono Rapporto ASviS, pubblicato recentemente, racconta di un’Italia troppo timida nel percorso di trasformazione verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Non mancano i passi avanti su alcuni goals, ma, nella proiezione al 2030, l’80% degli obiettivi, di questo passo, potrebbero non essere raggiunti. Anche l’UE, nel suo complesso, non riesce a stare al passo, ma sembra procedere meglio. Secondo ASviS, non è l’Agenda ad essere irrealizzabile, ma la poca determinazione e volontà a livello politico e decisionale a definirne il possibile insuccesso.
Gli obiettivi dell’Agenda 2030
I dati contenuti nel Rapporto AsviS descrivono il ritardo dell’Italia nel percorso per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque goals: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei goals: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque goals: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.
L’opinione pubblica appare preoccupata
Secondo recenti sondaggi, nove italiani su dieci sono preoccupati per lo stato degli ecosistemi. Il 62% è convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi “punti di rottura” e chiede una transizione ecologica più rapida e incisiva, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. A queste preoccupazioni si aggiunge il fatto che solo il 25% crede che le decisioni del Governo siano prese a beneficio della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il Governo stia operando pensando alle prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20).
I quattro “game changers”
Secondo ASviS, le scelte dell’Italia sono segnate da quattro possibili “game changers” che potrebbero influenzare profondamente il futuro del Paese. Il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata, che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori e ridurre il coordinamento delle politiche necessarie per raggiungere gli obiettivi. Il secondo dipende dalle Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale. Il terzo deriva dal nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi degradati, innescando miglioramenti ambientali e generando nuova e qualificata occupazione. Il quarto scaturisce dalla riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022 (grazie anche all’iniziativa di ASviS), che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità, anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente.