Una buona notizia: il 2023 è stato l’anno migliore dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico da PM10 e PM2,5 da quando sono disponibili i dati a riguardo (ovvero da metà degli anni ’90, dal 2007 con la rete completa). Un risultato positivo, anche se ampiamente migliorabile, che sarà importante confermare nei prossimi anni grazie a scelte politiche adeguate.
Gli inquinanti aerei
La legislazione in tema di inquinamento atmosferico ammette un numero massimo di sforamenti annuali per le varie tipologie di inquinanti, oltre il quale sono previste delle multe. Il nostro Paese, nel recente passato, ha regolarmente superato questi limiti, in particolare per il particolato PM10 e PM2,5, ma nel 2023 questa consuetudine è venuta meno. Oltre che per il particolato, anche il biossido di azoto è rimasto al di sotto dei limiti di legge nel 98% delle stazioni di monitoraggio.
L’ozono, invece, un gas che si forma a bassa quota durante l’estate, ha superato i limiti per la salute umana nell’86% delle stazioni di monitoraggio, favorito dall’assenza di precipitazioni e dal caldo estremo.
I motivi del miglioramento
È l’effetto combinato delle condizioni meteorologiche e delle politiche di riduzione delle emissioni che determina il miglioramento o il peggioramento della qualità dell’aria che respiriamo. Due dinamiche che agiscono in modo differenziale: le condizioni meteorologiche impattano nell’immediato, le politiche di riduzione delle emissioni, invece, sul medio e lungo periodo. L’andamento dei valori del particolato dell’anno 2023 è stato fortemente influenzato, in positivo, dalle condizioni meteorologiche.
La preoccupazione dell’OMS e l’upgrade di SNPA
I risultati positivi trattati sono risultati quantitativi, ma altrettanta attenzione bisognerebbe porre sugli aspetti qualitativi, specialmente del particolato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso recenti studi, ha evidenziato che gli effetti sulla salute non dipendono solo dalle concentrazioni di polveri sottili ma anche dalla loro composizione. Il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale dovrà, quindi, rafforzare le proprie capacità analitiche per monitorare, oltre i quantitativi di particolato, anche la sua composizione chimica.